Conor

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Era da un po’ che volevo farlo. Copiaincollare, cioè, pezzi dei miei libri futuribilmente pubblicaturi, per presentare alcuni personaggi.

Per qualche motivo, ho deciso di partire da Conor. E’ un personaggio secondario del secondo volume (che a proposito, sì, è stato scritto colmando finalmente la voragine tra primo e terzo), Iustitia. Ma è un personaggio cui mi sono affezionata da subito. Conor è uno sfigato senza speranza, perennemente sudato e in sovrappeso, balbetta in modo incontrollabile ed è del tutto solo al mondo. Solo come possono esserlo, s’intende, a volte persone splendide ma col vizio del masochismo. E la sfiga di esser circondati dal non amore. Questo è Conor e io lo adoro senza ritegno.

“Di ritorno a casa lo accolse la sua adorata Dolores Delissian… solo che era così sudato e da buttare che dovette farla attendere un’altra mezz’ora buona per darsi una sistemata, maledetta Tyler! Quindi furono costretti a ridimensionare la seduta, ma per Conor fu il momento più atrocemente dolce della giornata. Un balsamo per la sua anima ammaccata e sanguinante, se non fosse stato per il fatto che balbettava senza ritegno come uno di quei “barbaroi” di cui gli aveva parlato la sua cliente.

– Molto bene, Conor! – esclamò quella alla fine – Grandiosi progressi –

– Ah, s-s-s-sì? –

– Sì, certo. Le velari danno molti meno problemi oggi – spiegò lei. Che avrebbe anche potuto leggergli il manuale di istruzioni della lavatrice e avrebbe avuto lo stesso la voce più suadente e sensuale del mondo. Solo che Dolores era una donna di quelle proprio fuori dalla sua portata: snella, minuta, delicata, aggraziata come una farfalla, aveva la pelle liscia e perfetta, i capelli setosi le incorniciavano un viso un po’ adolescente, un po’ donna sofisticata, col puntinato di lentiggini più adorabile che Conor avesse mai visto su di un naso. E… sì, il decolletè era compatibile con quello immaginato nel sogno che non avrebbe dovuto fare.

Conor, Conor, CONOR!! Che accidenti stai facendo? Sei il legale della Tyler, vale a dire il più discusso del pianeta, e ti metti a flirtare con la tua logopedista? Lo sai quant’è patetico flirtare con una donna “alpha”, specie se sei il solo dei due a farlo! E devo ricordarti, a proposito, che sei già FIDANZATO?”.

Come dimenticarlo: le chiamate perse di Li si moltiplicavano come i pani e i pesci a un pranzo organizzato da wedding planner poco lungimiranti cui, per salvargli il culo, era stato invitato il messia.

– C-c-ciao, tt-tesoro – la chiamò.

Mossa sbagliatissima. E però prima o poi sarebbe dovuto succedere. Li fece presente, in un modo che non dava adito a dubbi, che era molto incazzata con lui: perché non l’aveva chiamata? Perché non rispondeva al citofono? Perché, soprattutto, avevadecisodirovinareirrimediabilmente­lasuacarrieraaditha – presa di fiato – casenza­prima­averle­chiesto­ilpermesso?

Non fu facile rispondere a Li; non era mai facile, in generale, rispondere a Li, ma quella volta lo fu particolarmente. E alla fine si ritrovò a rifare la stessa cosa che aveva pensato di fare con suo padre e sua madre solo ventiquattr’ore prima: chiudere la chiamata e spegnere il telefono. L’aveva lasciata? Non s’illudeva che fosse così facile lasciare una come Li. E d’altro canto: voleva davvero farlo?

Cavoli, era stata l’unica donna al mondo disposta non solo a baciarlo (sebbene si rifiutasse di farlo in pubblico), ma addirittura a diventare la sua fidanzata a tutti gli effetti, strappandolo, per un’illusoria ora, a quella perenne condanna alla tetra e irrimediabile solitudine della sua spregevole vita. Un’ora soltanto, però, era durata l’illusione: come tutte le cose felici, nella vita di Conor, era presto finita e anche in modo da fargli rimpiangere di essere nato. Così aveva disposto da ormai quasi trent’anni il suo Dio Sadico e Ingiusto.

Quando tre anni prima era sbarcato come un profugo ad Ithaca, gli era sembrato strano, troppo bello per essere vero, esser abbordato da quella bruna procace, e che ci stava! Ithaca gli era apparsa allora come la terra promessa, un mondo magico e fatato dove i sogni diventavano realtà… prima di tornare ad essere l’incubo di sempre.

Solo un’ora dopo aver perso la verginità, Conor si era reso conto che il suo intuito, dopo tutto, andava ascoltato maledizione! Gli accenni che quella sciocca e superficiale ragazza (ma solo dopo avrebbe dato peso a quei particolari del suo carattere) aveva fatto continuamente al suo stage ad Ithaca, e alle sue possibilità di carriera, il modo francamente improprio e spudorato cui aveva fatto riferimento all’amore, al metter su famiglia e bambini… La verità gli era stata chiara come il sole di Ithaca una volta scoperta una tanto discussa ingiunzione comunale itacese in vigore da qualche tempo: siccome Ithaca era quel che era, e voleva restare la città esclusiva per ricchi e talentuosi terrestri d’èlite, non poteva permettersi di sobbarcarsi anche degli inutili figli di papà, se questi cioè non avevano qualche indispensabile occupazione sulla piattaforma orbitante.

Ora, siccome queste indispensabili occupazioni non potevano essere espletate da inutili fannulloni buoni solo a spendere i soldi di famiglia, vedi Agenti Governativi (ve la vedete l’Agenzia ad assoldare una ricca ereditiera che sa rifarsi perfettamente la manicure, ma quanto a pistole e indagini… ?) o mansioni abilmente espletate da tecnici servi della gleba per diritto di nascita che ne custodiscono gelosamente il know how (ve la vedete la suddetta ricca ereditiera a fare la commessa da H&M?)… dicevo, siccome questi tizi non sapevano o non potevano trovarsi mezzi pratici per restare ad Ithaca, se ci volevano restare dovevano approfittare di un’altra Legge: quella che permetteva al coniuge e i figli di seguire il marito/la moglie se egli/ella veniva per motivi professionali richiamato ad Ithaca o, al contrario, allontanato da. Ora, capirete bene che alla povera Li serviva chiarire proprio questo: se lo stallone su cui aveva puntato fosse uno che galoppava verso le vette di Ithaca, o gli inferi della volgare crosta terrestre. E faceva un sacco di differenza.

Conor lo ignorava, ma la solerte e diabolica Li aveva studiato a fondo le graduatorie degli stagisti, ed essendo lui arrivato primo quell’anno, motivo per cui lo studio Haram & soci se l’era accalappiato, nonché scapolo, era il soggetto ideale.

Quando aveva compreso che i sorrisi dei colleghi erano in realtà ghigni derisori, e le pacche sulla spalla prese per il culo, e che Li stava aspettando da mesi il giusto pollo da abbordare, era ormai troppo tardi: Li lo minacciò persino, anche se velatamente, di denunciarlo per violenza sessuale se si fosse azzardato a lasciarla.

– Mi spezzeresti il mio povero cuoricino, cipollotto mio –

Ora capiva, Conor, lo sguardo perplesso (è un eufemismo) di suo suocero quando Li l’aveva portato a conoscere “paparino caro”: l’uomo più volgare e ignorante che Conor avesse mai conosciuto. E dire che suo padre non era stato certo un esemplare di cui andar fieri. Conoscendo il padre di Li, Conor formulò la teoria secondo cui la maggior parte della gente che aveva una montagna di soldi non solo era priva di gusto, ma non sapeva neppure spenderli affatto. L’unica cosa che sembravano saper fare era altri soldi.

Conor temeva di doversene vergognare, ma lui con Li c’era rimasto, e non per la faccenda della violenza sessuale, che tanto avrebbe potuto smontarla in tre secondi in tribunale (oddio, forse con la balbuzie un po’ più di tre secondi…), né per i soldi di suo suocero, che pure gliene offriva una montagna in dote (cosa che Conor trovava orribilmente degradante per un padre, nondimeno per una donna), no, lui c’era rimasto perché… tutto sommato era una donna. L’unica che avesse mai voluto svelargli il grande mistero del sesso, l’unica che fingeva di non inorridire in sua presenza, specie se si levava la camicia, dopo aver spento la luce.

Era triste, ma era così. Dopo tutto l’aveva sempre saputo che per Conor Atlassi quel Dio Stronzo non aveva previsto alcun lieto fine. Ma il suo sadismo era spietato e senza fondo: perché, altrimenti, avrebbe fatto entrare nella sua vita un angelo chiamato Dolores Delissian, che volava dove la sua stazza non gli avrebbe mai permesso altrettanto?

Pessimi pensieri per cercare di prender sonno nel nuovissimo letto extralusso, forieri di un’altra notte insonne.”

Cantiamo la ninna-nanna a Conor?

Buona Notte 😀

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