Due personaggione, una città mamma, il mondo dimezzato dalla cintola in giù, capovolgimento del concetto di immigrazione, schiavitù istituzionale, mercanti di schiavi in un mondo chiaro-scuro dove la legalità è un’opinione, protocolli mentali di schiavitù o segretezza, le rwenod, custodi dei segreti dell’eros, e poi i turner, la versione 4.0 dell’archetipo del guerriero perduto… riassumendo il tutto, Veritate. Il povero scribacchino, un giornalista un pò sfigato ai margini, riuscirà nella titanica impresa di trascrivere tutta la verità, nient’altro che la verità sulle nostre due personaggione?
– Sono la principessa Faith Chainse: inchinati al mio cospetto –
Con queste parole, l’allora treenne Faith, ultimogenita della decorosa, ampollosa e, naturalmente, facoltosa famiglia dei Chainse di Johannesburg, approcciò l’altrettanto allora treenne Morgan, ultimogenita della nullatenente e umilmente immigrante famiglia dei Tyler di Cape Town. Forse fu l’altezzosa spocchia in erba della bambina, boccolata e bionda come da che mondo è mondo si confà alle bambine altolocate; o il grembiulino lindo e profumato di soldi a palate; o forse fu piuttosto lo strano, quasi sadico, scintillio negli occhi ambra della suddetta… fatto sta che l’altra, bruna quanto la prima era bionda, con due occhi chiarissimi da monella in incognito, il sorrisetto che la sapeva lunga anzitempo, e un curriculum da galera già scritto nelle stelle, rispose da copione tirando fuori da diosolosadove un rospaccio.
– Bacia il tuo principe, principessa di stocazzo! –
Oh, è probabile che Morgan neanche sapesse quel che stava dicendo: era in quella fase in cui la sua adorabile fognetta di bocca ripeteva orgogliosa ogni singola perifrasi somigliante al turpiloquio di cui Mitchells’ Plain, sobborgo colonizzato dagli immigrati latini, si faceva portavoce. Ovviamente, però, il rospo fece quel che sapeva meglio fare, vale a dire saltare sulla testolina, che boccoluta e bionda lo rimase ancora per poco, specie quando, riavutasi dallo spavento, la signorina Chainse pensò bene di rispondere per le rime, imbrattando il grembiulino della signorina Tyler con una manciata di colore a tempera. La lotta libera delle due bambine multicolori finì poi, com’era prevedibile, con una bella punizione: la prima di una lunghissima serie.
Correva l’anno III° della Confederazione, e la strada di giovani capetoniane attaccabrighe era solo all’inizio. Proprio come la nuova vita dei terrestri superstiti a quella che oggi chiamiamo Prima Guerra Aliena.
Fu l’inizio non proprio memorabile di una lunga carriera scolastica costellata, come si diceva, di punizioni, reclami, sospensioni e via dicendo: alle elementari scatenarono non meno di venti risse per anno; al College, Morgan ebbe ragione dei capelli di miss Chainse per il ballo dell’ultimo anno, almeno quanto l’altra seppe rendere la pariglia, col risultato che nessuna delle due vi presenziò; e all’Università… beh, ebbero modo di farsi conoscere piuttosto bene anche lì .
I Chainse, che ormai deploravano la decisione d’essersi trasferiti a Cape Town per via della cagionevole salute della delicata rampolla, avevano provato di tutto per far espellere la pidocchiosa ragazzina dei bassifondi dal suo percorso dorato, sperando almeno che iscrivendo Faith alle scuole più esclusive avrebbero scoraggiato i Tyler dallo stargli ancora tra i piedi. Inutilmente. I Tyler, d’altro canto, spendevano ogni centesimo, impegnandosi anche le mutande bucate se necessario, pur di far studiare la piccola peste nelle scuole che meglio avrebbero saputo mettere a frutto il diabolico ingegno.
Sicché andò proprio così: nonostante si detestassero a morte, vissero gomito a gomito ogni singolo giorno di scuola, ogni passaggio d’età, ogni brufolo ed esame di profitto. Fino al fatidico XXIII° anno della Confederazione, anno in cui… capitarono i “casini inenarrabili”, per dirla a modo loro, che giustificano la mia applicazione da scribacchino a queste pagine. E spero davvero di rendervi giustizia… nel XXIII° anno della Confederazione la vita di entrambe loro, e di tutti quanti noialtri, fu sconvolta per sempre mettendo finalmente fine al grande mistero: cos’era che, per tutti i diavoli, legava Faith a Morgan, vale a dire il giorno alla notte, la rampolla dei Chainse alla peste dei bassifondi? Loro di certo non l’avevano mai capito, mai nemmeno sospettato.
Ma andiamo per gradi.
Dicevamo, il XXIII° anno della Confederazione, in cui si dà il caso che entrambe avessero ventitré anni, essendo nate lo stesso anno in cui la Confederazione nacque, successero grandi cose: fino ad allora, il mondo dalla cintola in giù, seppur a fatica, s’era ripreso dalla Guerra di cui accennavo, e pareva marciare verso uno sfolgorante futuro, come se niente fosse. O quasi.
Se non fosse stato, certo, per gli immigrati che affollavano le periferie, le bettole e i luoghi chiaroscuri dell’anima del mondo. Quando ventitré anni prima, infatti, il pianeta si era risvegliato improvvisamente dimezzato, con le terre al di sopra della doppia barriera occupate dal nemico, quelle rimaste, sotto la doppia barriera appunto, decisero di contarsi, riunirsi in una Confederazione, organizzata in Settori, e cercare di far fronte comune al disastro: milioni di persone erano fuggite dalle Americhe in fiamme, dall’Europa a pezzi e dal nord Asia ridotto a un cumulo di macerie. Tutti costoro, tra cui il sottoscritto, ingrossarono le fila dei cosiddetti “immigrati”, i quali cercarono umilmente (chi più chi meno) asilo presso la Confederazione dei Territori Terrestri Liberi, quelle nazioni cioè che per furbizia, o saggezza o chissà cos’altro erano scampate ai bombardamenti e alla distruzione della Prima Guerra Aliena.
Il nemico, che noi chiamavamo “plutoniano”, ci concesse molto generosamente un armistizio quando le sue truppe giunsero a Nairobi, minacciando di strozzare anche ciò che era rimasto dei terrestri: questo secondo la versione plutoniana dei fatti.
Secondo la versione terrestre, invece, le cose non andarono esattamente così: la cosiddetta “Strage di Nairobi”, che avvenne ai primi di Maggio dell’anno in cui poi fu fondata la Confederazione, restò nella memoria collettiva come il più vile e oltraggioso atto di quella sciagurata guerra. L’armistizio risultava già firmato infatti, e Nairobi si ritrovò invasa dalle truppe del Nordafrica terrestri, in qualità di loro punto di rendez-vous, prima che i nostri ragazzi potessero essere congedati per tornare a casa, o trovarne una nuova nel caso la loro fosse ormai andata. Capirete dunque la sorpresa quando le bombe cominciarono a fioccare come neve fuori luogo, e gli asthor presero a falcidiare le vittime; tra esse anche il famigerato generale Dalla Volta, uomo del quale si raccontava di tutto, ma fra il mito e la leggenda metteva tutti d’accordo: era quel genere di brav’uomo che una volta morto estingue la schiatta. Ricky J. Dalla Volta, che viveva proprio a Nairobi da molti anni, ma italiano d’origine e appassionato d’indole, morì il primo giorno dei bombardamenti, coi suoi due figli, Dominick e Ethan, e insieme ai figli di moltissima altra gente. La verità è che la strage fu una vigliaccata, un inutile colpo di coda che ferì i nostri al cuore proprio quando meno se l’aspettavano, ad armistizio già firmato. Molta rabbia e indignazione seguirono quei sanguinosi fatti, ma come in tutte le cose di questa Terra, non servirono proprio a niente; sì, si indissero inchieste, marce e fiaccolate… si disse che c’erano stati dei traditori tra i nostri, per chissà quale oscuro compenso. Che un certo Holtzbergen era stato trovato in fuga dal campo di battaglia principale col bottino addosso e impiccato là per là… suicida o, chissà, forse per un’oscura sentenza di giustizia sommaria…
Ma la verità è che i morti sono morti, e la morte resta un problema solo per i vivi; un problema di cui i vivi preferiscono non parlare, figurarsi poi pensarci.
Perciò, vita fu. E fu in città nuove, nazioni nuove, che presero a rinnovare anche i loro ordinamenti; ma ad ogni modo fu e, per la prima volta nella storia scritta, americani, latini, europei, canadesi, russi, nordafricani e via dicendo, anziché continuare a lamentarsi dell’immigrazione, divennero immigrati, e conobbero la strana sensazione di dover chiedere qualunque cosa, anche pietà, ai cugini del sud del mondo.
Così fu, come in tutte le cose terrestri, che si fece in fretta a dimenticare la morte e la distruzione: si eresse la doppia barriera, tra i Territori Terrestri Liberi al di sotto, e quelli conquistati dai plutoniani al di sopra, si formularono leggi, si scelse una lingua comune per capirsi tutti quanti, in aggiunta ai dialetti locali d’origine, e si costruì una capitale: la stazione orbitante di Ithaca.
Ithaca nell’immaginario comune era una specie di lunapark sospeso nello spazio, in corrispondenza di Delhi, e per certi versi lo era davvero: il Governo Centrale, che quell’anno per la prima volta si assunse l’onere e l’onore di guidare i Territori Terrestri Liberi della Confederazione, aveva sede lì, a Ithaca, insieme a tutti gli altri organi centrali, come l’Agenzia per la Tutela e la Sicurezza dei TTL, e via dicendo. Un biglietto per Ithaca, quest’immensa città orbitante da sogno, pareva essere un moderno biglietto per un Paese dei Balocchi per ricchi adulti esigenti e viziati (Oh, lo dico solo perché ero invidioso, come tutti gli altri. Chiunque moriva dalla voglia di andarci, si capisce).
Che poi, a dirla tutta, mica lo sapevamo perché era scoppiata quella guerra. Come per tutte le cose terrestri, quello era un tipico “perché” che nessuno si poneva, troppo impegnato a far le altre cose da terrestre. Che importanza aveva il perché? C’era stata, punto; e noi ci ritrovavamo con le pezze al culo a sbarcare il lunario, altro punto. Sperando di non finire tra le file di schiavi… terzo ed ultimo punto.
Il commercio di schiavi, legalissimo, non è mai stato florido come in quegli anni: ci si finiva per debolezza, per rapimento, perché non si era capaci di automantenersi, perché qualcuno ti aveva venduto a tua insaputa… milioni di motivi, che finivano tutti allo stesso modo: con un bel Protocollo di Schiavitù nella testa e un battitore d’asta dell’Arena più vicina pronto a venderti al miglior offerente. La categoria dei Mercanti divenne più potente che mai in quel periodo.
Beh, credo che come introduzione alla storia ci siamo, no? Sarete curiosi di sapere, a questo punto, quelle due come c’entrarono nella storia dei TTL e del mondo intero, giusto? Vi accontenterò; del resto sono qui apposta.
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