Better call Kathy…

Jessica Payge Daye © Leland Bobbé

Nel mondo sommerso di Cape Town si aggirano tanti individui sui generis… ad esempio lei (lui?), Kathy Thorne, la reginetta di Capricorn sulla False Bay. Una risolutrice doppiogiochista e doppio… qualcos’altro. Un’opportunista, una risorsa… a seconda di come conviene a lei, s’intende. Morgan e Faith, che come avrete intuito sono le personaggione che abbiamo introdotto nell’incipit e conosciuto un pochino meglio qui e qui, sono abbondantemente nei guai e in fuga da CT. Dunque ricorrono alla reginetta di cui sopra, sperando nella “risorsa”… Un personaggio che ho amato particolarmente scrivere e, spero, piaccia anche a voi. Da Veritate. (PS. Come si evince la signorina Faith Chainse qui mostrerà la sua particolare particolarità… del resto il sottotitolo del libro è “Storie di turner e veggenti”, e se la personaggiona turner è Morgan… su, un po’ di intuito spicciolo 😉 )

Quel che Morgan intendeva per “mondo sommerso di CT”, comprese presto Faith, era l’insieme dei tanti piccoli angoli chiaroscuri della città che, alla luce del sole, poteva sfuggire facilmente allo sguardo, per mimetismo o distrazione o abitudine del sistema “mondo sommerso” a gestire le proprie cose entro confini non valicabili per semplice errore; ma quando calava la sera, quando il buio rendeva più chiare e nitide le cose nascoste, allora il tutto appariva e funzionava esattamente come il resto della città nelle ore diurne: era l’ora di punta in cui si timbrava il cartellino per la vita sul filo della legalità, e se qualche funambolo peccava di equilibrio, nessuno se ne scandalizzava; dopo tutto, CT accoglieva tutti, anche e soprattutto i funamboli dal piede fallace. La città mamma avrebbe perdonato anche l’ennesima occasione persa di redenzione; capirete, per alcuni se n’era perso il conto, in realtà.

E nello specifico, l’angolo in cui Morgan guidò Faith, con mille precauzioni, di cui le cappe coprenti erano solo una delle più pratiche, era uno di quegli angoli che i disperati, come loro al momento, accoglierebbero con la stessa gaudente esaltazione dell’assetato di fronte all’oasi in mezzo al deserto: un angolo che si chiamava Capricorn, mutuando il nome dall’omonimo sobborgo, tra Muizenberg e Costa da Gama, nei pressi di Capricorn Beach, pressoché sulla sponda di quella che le carte riportano come False Bay, la baia di seconda classe, quella di spalle alla city di punta, quella bazzicata da immigrati, turner e via dicendo insomma.

Un angolo che aveva, quindi, i vantaggi di essere al contempo abbastanza alla larga dall’occhio del ciclone delle strade più battute tanto dalle forze dell’ordine, quanto da quelle del disordine, ma anche abbastanza addentro ai traffici del fervente sottobosco del mondo sommerso; un angolo gestito, insomma, da una persona abituata a navigare a vista in acque infide, e che avrebbe volentieri sguazzato in un acquitrino insidioso, quale era allora la loro situazione: Kathy Thorne.

Vi dice niente questo nome? Dovrebbe. Dobbiamo a Kathy infatti, oltre che all’intrigante trapassata Marbelle Seurat s’intende, l’impetuoso incedere degli eventi così come l’avete gustato sinora: sì, perché Kathy aveva fama di essere brava a sbrigare faccende moleste e di assai difficile risoluzione, ma anche di essere molto talentuosa nel saper calzare una scarpa con più piedi… e chiunque, da che mondo è mondo, abbia tale facoltà, non brilla… per lealtà, ecco. Una che serviva il padrone che le conveniva; una che sapeva sempre prevedere l’identità del vincitore giusto in tempo per salire sul suo carro; una che, in un modo o nell’altro, passeggiate sui cadaveri dei propri congiunti comprese, se la sarebbe cavata sempre e comunque. Ecco chi era Kathy Thorne. Una risorsa, o un passo falso, a seconda di come spirava il vento.

Dunque, dicevamo, il Capricorn: quintessenza dell’eccentricità della sua poliedrica padrona e delle naturali, abiette, variegate necessità dei poveri diavoli del mondo sommerso, luogo nel quale poter accedere liberamente, senza lettori piastrinici né tantomeno spettri di filtrazione, era un porto franco, insomma; un luogo dove chi cercava la merce più indubbiamente esuberante del mondo sommerso poteva attingerne a piene mani: i guai.

Ecco, quello era decisamente il genere di merce che Morgan si augurò tanto di non trovare quella sera.

– Resta vicino a me e non ti succederà niente – sussurrò a Faith, ammantata dalla testa ai piedi pure lei, che non se lo fece ripetere due volte attaccandosi alle costole dell’altra come se fra loro fosse stato calato cemento armato.

Come avrete capito, quella era una delle zone predilette da turner e rinnegati d’ogni tipo, quindi nessuno avrebbe dato troppa importanza a due figure incappucciate e furtive, essendo pressoché di moda anche tra gli altri il medesimo stile e contegno.

Faith, appena vi ebbe messo piede, inorridì, anche perché, Morgan non aveva ritenuto opportuno dirglielo, ma alcuni consideravano il Capricorn più che un locale notturno… un vero e proprio bordello, ecco: intorno a loro si affollava il più variegato e completo assortimento di malviventi mai visti tutti in uno stesso posto, uomini e donne avvinazzati e con gli occhi squallidamente volitivi incollati ai cosiddetti ballerini, tutti schiavi, e di entrambi i sessi, meno che succintamente vestiti; e quando i ballerini scendevano dalla pista, gli occhi volitivi se la intendevano con le mani e il resto del corpo. Certo, come in ogni locale del genere, c’erano delle stanze ai piani di sopra… ma la Signora del Capricorn amava la trasgressione, quindi perché deluderla?

Faith capì al volo anche che, se avesse voluto farsi una cultura sui più coloriti e svariati improperi, latini e non, più in voga in quel periodo, non avrebbe dovuto far altro che starsene in un angolo a prendere appunti; stando però ben attenta a non sfiorare il braccio sbagliato: una mandibola slogata e una costola rotta erano il minimo che potesse capitare in tal caso; a meno che non fosse il braccio di un turner… allora sarebbero stati decisamente dolori. Alcuni tavoli più in là, infatti, un tipo corpulento e dal ventre prominente scagliò il tavolo addosso a due tizi da cui scoppiò una violenta colluttazione, durante la quale il tipo tagliò la gola ad uno dei due; sopraggiunti altri due, dal fisico statuario stretto in tute corazzate simili a quelle dei militari, gli animi si smorzarono così come s’erano accesi. Faith immaginò che fossero turner.

– Sì – annuì Morgan – Guardie di Kathy probabilmente. E ne vedo più del solito… –

Oltre ai balordi, c’erano un sacco di altri tipi strani, con strani abbigliamenti e strane capigliature, gente trasandata che avrebbe fatto miglior fortuna a vendersi nel più vicino Mercato di schiavi, eccentrici, artisti, filosofi e tanto altro ancora. Faith avrebbe giurato anche di aver visto dei venusiani, dal caratteristico incarnato ceruleo.

– Non sorprenderti – le disse Morgan indovinandone i pensieri – Qui trovano posto tutti gli avanzi della società… del resto, CT accoglie tutti, no? –

Si avvicinarono al bancone.

– Due caipiroska della casa… speciali – aggiunse afferrando il barista per un braccio perché intendesse bene l’ultima parola.

Ti aspetti che io beva quella roba, qualunque cosa sia?” le disse Faith col pensiero. Non le riusciva proprio di aprir bocca in quel postaccio. Morgan sobbalzò sulle prime e la fissò storto: non era abituata a quella faccenda dei poteri mentali di Faith, figurarsi a sentirsi una voce nella testa; la voce di Faith Chainse, per l’esattezza.

– Non è affatto male come pensi –

E perché speciali?

Perché i turner non possono bere superalcolici, e se vogliamo bere qualcosa a una gradazione ragionevolmente bassa dobbiamo specificarlo” rispose Morgan, stavolta anche lei senza aprir bocca.

Ma quel tipo non potrebbe denunciarti come turner, così?

Vuoi scherzare? Chainse, questa è gente che bada solo agli affaracci suoi; se volessero denunciare ogni cosa fuori posto che passa di qui, chiuderebbero baracca, non so se mi spiego

Arrivarono i due calici rosso rubino, con cubetti giallastri che vi galleggiavano all’interno e panna di guarnizione.

Non è veleno” sghignazzò Morgan, mentre Faith toccava il bicchiere con circospezione, controllando che fosse pulito. Poi avvicinò timidamente le labbra, e sorseggiò: non era forte, nè gelido come temeva, e il sapore avvolgente, memore di qualcosa di esotico e fruttato, le scese giù per l’esofago fin troppo facilmente. A bicchiere vuoto… si rese conto che le era parso troppo poco.

– È… è buono – sentenziò infine.

– Lo so –

Allora è qui che passi le tue serate, Tyler” sghignazzò mentalmente Faith, beccandosi uno sguardo inequivocabilmente truce; poi vide gli occhi di Morgan fissarsi su qualcosa oltre la sua spalla: un energumeno con un auricolare al padiglione sinistro e le movenze taurine.

Ehi! Non lasciarmi qui da sola!” supplicò Faith quando l’altra accennò ad allontanarsi dal bancone, ma Morgan la ignorò bellamente e s’avvicinò al tizio di cui sopra: gli sussurrò qualcosa, e quello annuì, rivolgendole una lunga occhiata indagatrice, per poi allontanarsi.

Perché diavolo mi hai lasciata qui da sola?

Ma se ero a due passi… e poi non siamo qui per bere, dobbiamo portare a termine una missione di estrema importanza: salvarci la pelle

A proposito: non mi hai ancora detto perché siamo qui

Tanto per cominciare, tu sei qui solo perché hai insistito per venire con me, mentre io sono qui a contrattare un salvacondotto per uscire da questa città

Contrattare? E con chi?

Con Kathy Thorne

Chi?

E con l’entrata scenica a effetto propria del personaggio che andiamo a introdurre, la voce di un uomo modulata in falsetto le colse di sorpresa alle spalle.

– Ma che bella sorpresa, mio caro Felino dagli unghioni d’argento –

Faith e Morgan si voltarono. Un uomo magro e alto quanto loro, quindi non moltissimo per un uomo, truccato, con indosso guepiere viola e reggicalze in tinta sotto una vestaglietta porpora, sorrideva amabilmente mostrando una fila di denti bianchissimi, ed esalava nuvolette lilla dopo aver aspirato da un narghilè fluttuante sulla sua spalla. Sotto la frangetta scura, merito dei liscissimi e nerissimi capelli portati lunghi sulle spalle, gli occhietti vispi e scuri, che tutto vedevano e tutto capivano sotto lo spesso strato di eye-liner, scrutavano i volti celati dalle cappe.

QUESTO è Kathy?” materializzò a bocca aperta Faith nella sua mente.

Precisamente. Non farti ingannare dalle apparenze, Chainse… e, per la miseria, non guardarla in quel modo!

Ebbene sì, la famigerata lady sui generis del mondo sommerso di CT, Kathy Thorne appunto, era in realtà un uomo; secondo alcuni, si trattava di un esibizionista etero, o al massimo bisessuale, secondo altri di una donna che aveva cambiato sesso, per altri ancora di un uomo che avrebbe voluto essere donna ma per ignote ragioni non riusciva ad affrontarne la trasformazione chirurgica… e le altre ipotesi ve le risparmio. Di fatto, Kathy aveva il corpo, la voce, e il piglio per gli affari di un uomo; ma si vestiva da donna.

– Vogliate seguirmi – sussurrò dunque Kathy, procedendo verso una porticina guardata a vista da altri due energumeni.

L’ufficio di Kathy Thorne era di un’eleganza e finezza d’arredo che Faith non aveva mai visto neppure alla Chainse Corporation, il palazzone nel cuore della city di Johannesburg che ospitava gli uffici della compagnia di sua nonna. I lucidi legni pregiati, i marmi, le poltrone di pelle, e le suppellettili…

Decisamente” pensò Faith “Non pensavo che i bordelli potessero fruttare tanto

– Prego, accomodatevi – fece gli onori di casa Kathy, sedendo nella maestosa poltrona.

– Grazie per averci ricevute, Kathy – esordì Morgan, tirando giù il cappuccio e mostrandosi in volto.

Kathy sorrise.

– Lusingata della cortesia, Tigre – accennò al gesto di scoprirsi il volto aspirando una boccata dal narghilè – O forse dovrei dire Morgan… uhm… –

– Tyler – concluse Morgan per lei.

– Già, Morgan Tyler. Un nome che ho sentito già nominare una volta di troppo in questi due giorni. E sei anche molto graziosa… decisamente troppo per esser un turner. Meno male che non ti hanno reclutato le Rwenod – fece Kathy con una palese smorfia di disgusto – Non mi saresti di certo stata altrettanto simpatica. Sai quanto adori quelle arroganti e ipocrite sacerdotesse del cazzo, è il caso di dire – ridacchiò compiaciuta della propria battuta.

Le scarse simpatie di Kathy Thorne per le cosiddette “donne sacre” della Sorellanza delle Rwenod erano note a tutto il mondo sommerso di CT; e Morgan, avendo svolto con lei, per conto del suo ex don, diverse transazioni commerciali, non faceva eccezione. Oh: quando parliamo di transazioni commerciali, nel mondo sommerso, è ovvio e scontato che si tratti di schiavi, sia chiaro.

– No, saresti stata sprecata con quelle là; e lo sei senz’altro anche come turner. Se ti avessi raccolto io dalla strada, saresti stata la perla del mio locale – sogghignò la Signora.

Morgan abbozzò un sorriso, per niente lusingato, mentre Faith ridacchiò tra sé.

– Ma non in quel senso, intendiamoci! –

– Certo Kathy. Però, come si suol dire, un turner non è mai troppo affidabile in certi affari – la rimbeccò sommessamente Morgan.

Kathy scoppiò a ridere.

– Hai proprio ragione, Tigre… accidenti, non mi riesce proprio di memorizzare il tuo nome! Morgan, vero? –

Morgan sapeva perfettamente che quella volpe astuta di Kathy Thorne stava facendo la recita della smemorata per suo uso e consumo: con tutto il casino mediatico della storia di Marbelle, sarebbe stato un miracolo se di lì a Durban avessero trovato un solo tizio che non avesse udito il suo nome, correlato allo status di turner e al totem della tigre. Però annuì lo stesso: con Kathy era così, conveniva stare al suo gioco.

– In effetti deve esser proprio per questo che nessuno ha mai scommesso sui turner per questo genere di attività, non è così? Già si fa fatica a far sodomizzare gli schiavi, figurarsi un branco di turner riottosi persino a farsi dire quel che devono fare di default – poi cambiò posa, divenendo di colpo più riflessiva, come se le cose che avesse in mente richiedevano una certa cura nell’esser espresse – Mi ha sorpreso questa tua visita, stasera. Il vecchio ti ha chiuso i battenti, non è così? – ghignò, poco elegantemente per il contegno generale.

– Credo di poter dire di sì – deglutì Morgan. Non avrebbe voluto mostrarlo, ma la faccenda della cacciata dal clan, con la connivenza del suo ex padrino, don Sebastian, le pesava un bel po’. Soprattutto la parte di don Sebastian, ecco.

– Sono così volubili ed emotivi questi latini! Avresti dovuto accettare la mia offerta di lavoro, quando ne avevi la possibilità – disse in tono leggero Kathy, della serie “Te-l’avevo-detto”.

– Già, forse avrei dovuto. Ma le cose sono andate in un altro modo, e con questo vengo subito al motivo della mia visita – virò subito al cuore della questione Morgan; era come un’estrazione dentale aver a che fare con Kathy: prima ci si sbrigava, meno dolorosa sarebbe stata la faccenda.

– Dimmi, Morgan, che cosa posso fare per te? – giunse le mani Kathy, falsa come un Giuda.

– Come immagino avrai già saputo, mi trovo nei guai: devo andare via da CT il più in fretta possibile e senza lasciare tracce, insieme a lei – accennò a Faith – Ho pensato che forse, in nome di un rapporto di fiducia di vecchia data, avresti potuto aiutarmi –

Kathy fissò Morgan per diversi secondi, prendendo tempo.

– E lei immagino sia la signorina di più che ottima famiglia che dovresti aver rapito – rivolse il suo sguardo ai raggi X su Faith, che si rattrappì sulla sedia per la tensione.

– Sì –

– Non mi pare sia legata. La tieni sotto Extranyl? –

– No, è perfettamente cosciente – ribatté Morgan. “Dì qualcosa, santo cielo!” esortò Faith a parlare.

Che cosa?

Qualunque cosadi cordiale!

– Ehm – si sgranchì dunque le labbra Faith – Ecco, non è stato un vero e proprio rapimento… ho fatto tutto di mia spontanea volontà –

Da come lo balbettò, non le avrei creduto neppure io, ma di fatto fu quel che disse e Kathy Thorne, sommamente divertita dal fuori programma inaspettato della serata, si godette un mondo la scena. Neanche lei, tuttavia, grande misuratrice di uomini e donne, avrebbe mai potuto immaginare che sotto le ingannevoli vesti della rampolla istupidita e della turner rinnegata si celavano due che ne avrebbero combinate delle belle…

– Capirai, dopo quel che è successo a Piuma di ghiaccio, l’ambiente si è un po’ surriscaldato, per così dire. Certe cose, all’interno di un clan di prim’ordine, denotano instabilità, e l’instabilità è il primo sintomo di una crisi. E una crisi in un clan di CT sarebbe un danno per l’economia della città incalcolabile; se poi si aggiunge che CT è uno dei massimi centri di riferimento per il commercio degli schiavi, e per il turn-in-box e le palestre di tutto il Settore Sudafricano, potrei azzardare che questa crisi, che hai innescato, potrebbe far cadere assieme a don Sebastian gran parte del Mercato del Sudafrica; e così via – tacque gravemente. Kathy sapeva a memoria come stare a galla. E la prima cosa da fare per restare a galla era saper leggere gli andamenti del Mercato.

– Non ho innescato io tutto questo – ribatté piano Morgan – Mi ci trovo invischiata; tutto parte dal Governo Centrale, dai suoi Agenti, e da quelle fottute Leggi di Tutela Sociale che ci hanno dichiarato guerra ad ogni costo –

– Ma non sono state le Leggi di Tutela Sociale a uccidere Marbelle Seurat, mi pare – sorrise odiosamente Kathy.

– E nemmeno io – affermò Morgan perentoria.

Kathy allora fece spallucce.

– Non sono mica un pubblico ministero, io: non punisco così facilmente l’omicidio, specie se la morte non viene a mio vantaggio né a mio svantaggio. Però qualcosa deve essere accaduto. Converrai con me che, per venir così facilmente fuori il tuo nome e quello di un’altra turner eccellente, deve esserci qualche punto nel sistema che fa acqua; e se il sistema fa acqua, ti ripeto, crolla tutto il resto: non so se mi spiego –

– Mi rendo conto di essere un nome scomodo al momento – sospirò mestamente Morgan a quel punto – Ma sei l’unica persona che possa aiutarmi adesso –

Ecco scoperte le carte: la disperazione era l’unica che aveva Morgan, e sapeva quanto poteva rivelarsi una dannata lama a doppio taglio.

– Direi che sei più che un nome scomodo, tesoro; girano voci su una taglia considerevole –

– Da parte di chi? –

– Varie parti. Suppongo che anche il clan non sia rimasto molto contento della fine di Piuma… anche se tu dici di non aver… –

– È così, dannazione! Vogliono incastrarmi! – alzò la voce Morgan, suo malgrado. A Kathy non piacevano, contrariamente a quel che si potrebbe pensare, i modi da bettola; tuttavia apprezzava i temperamenti focosi, qual era, come ben sapeva, quello di Tigre d’argento: motivo per cui le perdonava un’estemporanea intemperanza.

– Non agitarti, Tigrotta! – sghignazzò – Ammettiamo questa cosa; in tal caso, la signorina qui presente – disse sorridendo a Faith – Cosa c’entrerebbe? –

– È stata tirata in mezzo… per sbaglio – deglutì Morgan.

Kathy si concesse allora di osservare Faith con uno sguardo lungo e penetrante; poi si riscosse.

– Va bene; ad ogni modo la cosa non è di mio interesse –

– Kathy, stiamo sviando il discorso… Ho bisogno di lasciare la città: puoi aiutarmi? –

– Le strade non sono praticabili – rispose Kathy con leggerezza – Con la tua bravata stai danneggiando non pochi traffici da e per CT: controllano ogni convoglio, ogni carico… l’hai fatta davvero grossa stavolta, caro il mio Felino dagli unghioni d’argento. C’è qualcuno nel mondo sommerso che farebbe carte false per metterti le mani al collo –

– Posso immaginarlo, ma la mia idea verteva su qualcosa di più, come dire… facile. Ho pensato che potresti fornirci due posti su una delle tue navi, non importa per dove, anche Port Arthur andrebbe benissimo… l’importante è che mi facciano uscire dalla città –

Morgan attese col cuore in gola che Kathy valutasse la richiesta.

– E come conti di pagare il passaggio? –

– Ho da parte qualcosa –

– Anche i carichi portuali sono sottoposti a controlli – sorrise ancora Kathy; si divertiva un mondo a stuzzicare il prossimo.

– Andiamo Kathy! Non vorrai farmi credere che hai bloccato il tuo traffico solo per dei controlli… ci sono molti modi per fregarli, e tu li conosci tutti! – s’inalberò ancora Morgan; va bene che quel tipo dall’altra parte del tavolo era un furbo di tremila cotte, ma tirarla così per le lunghe… era un’esagerazione!

– Può darsi; ma se vi beccano, hai idea di quanto potrebbe venirmi a costare? –

– Capisco perfettamente; e infatti pagherò il giusto prezzo del rischio. Kathy, ti sto pregando col cuore in mano: per tutti i soldi che ti ho fatto guadagnare, tutte le volte che hai puntato su di me, per tutti gli affari che ti ho procurato e fatto concludere e… –

– Non molto buoni per la verità, ultimamente – sogghignò Kathy.

– Qualcosa non andava nell’ultima partita? – fece una smorfia Morgan.

– Beh, sai com’è, lo dicevo poco fa: anche gli schiavi non sono più quelli di una volta; ce ne sono un paio, per esempio, che fanno dei problemi nel farsi sodomizzare… –

Morgan avvertì i pensieri scandalizzati di Faith alla sua sinistra. “Sta’ buona” le comunicò “Non mi dire che non hai mai immaginato che gli schiavi possano esser usati anche…”.

Certo che sì! Però sai com’è, spiattellato così!”.

– Mi dispiace – disse Morgan a Kathy – Non credevo di dovermi accertare anche di certi aspetti –

– Oh, non ha più importanza ormai – fece spallucce Kathy minimizzando l’accaduto – Dunque vediamo: forse posso trovarti un paio di posti su un cargo in partenza stanotte. Ma se ti scoprono, io me ne lavo completamente le mani –

– Naturalmente –

Kathy rifletté perciò tra sé, fissando Morgan negli occhi.

– Mille crediti, a testa –

“COSA? Ma è una rapina!” espresse Faith, più che scandalizzata.

– Mille, tutte e due – rispose Morgan, pacata.

Kathy scosse il capo.

– Al massimo potrei concedervi mille e ottocento, tutte e due –

– Mille e cinquecento – replicò Morgan.

Kathy scosse ancora il capo.

– Mille e ottocento, è la mia ultima offerta –

– Mille e cinquecento – ribadì Morgan, con pacata determinazione – E sparirò come l’aria. Non sentirai mai più pronunciare il mio nome –

Kathy fissò la turner, con sguardo divertito. Probabilmente sapeva già, come lo so io adesso, che quella sarebbe stata una promessa mal mantenuta; ma doveva anche considerare che… altrimenti il divertimento dove sarebbe stato? E una come Kathy, in affari, valutava il divertimento un valore decisamente aggiunto, ancorché azzardato.

– Ti ha insegnato bene il mestiere il vecchio. Sta bene, mille e cinquecento tutte e due. C’è un cargo, alle due in punto, al molo tre di Kalk Bay –

– Kalk Bay? Credevo partissimo da qui… – aggrottò la fronte Morgan.

– Vuoi scherzare? – rise Kathy – Kalk Bay è l’ideale per certe transazioni: piccolo, discreto, fuori dai grandi giochi… nessuno viene mai a rompermi i coglioni laggiù – affermò con leggiadra virilità Kathy Thorne. Si tradiva ancora, e spesso, ma faceva parte del gioco – Vai da Harry il Monco, lui saprà cosa fare –

 

Altri personaggini e personaggioni qui:

La signorina in rosa

Vita da turner

Il don

Henry

Le opinioni di una Rwenod

Incipit

La città mamma

Julian

Conor

3 risposte a "Better call Kathy…"

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