Cardiopatia dissociativa

autumn-brolio

Con un cuore sto in Toscana (e con l’altro in Puglia).

Quando scendo dall’aereo/bus/macchina e metto piede in Toscana, l’aria è come il tempo: più densa, che altrove.

All’istante il mio equilibrio pericolante si fa stabile, ritrovo il mio epicentro, ogni mio pensiero, sentimento, sensazione corporea si allineano.

E il cuore si spalanca: ritrovo i cipressi, ormai familiari quanto gli ulivi, gli odori, i colori. Ritrovo le curve ardite eppure tranquille tra Collesalvetti e Fauglia; gli odori di erba umida in autunno-inverno, di vento e sole in primavera-estate. Ritrovo il calore di chi conosce ormai ogni piega della mia ombra, di chi è mia famiglia nell’anima. E il sapore delle minestre, quando fa freddo, dei pesti col sentore d’aglio e le frittate quando fa più caldo.

Ritrovo i sorrisi sinceri, grandi e accoglienti come un abbraccio. Le parole, che entrano come una lama nel panetto di burro, su cui riflettere. I consigli da mettere in valigia.

Ritrovo sempre un aiuto: non quello sperato, ma quello giusto, quello che sarà utile.

Trovo una casa, una famiglia, una ricerca.

Poi si riprende l’aereo/bus/macchina e si riscende giù, dove i confini sono segnati da muretti a secco; dove l’odore è quello degli ulivi, e delle querce, e dei carrubi se sai dove trovarli. Dove c’è una casa fatta di mattoni e intonaco, sorrisi rabbiosi a volte. Cipigli, affetti nascosti, parole non dette, gesti non fatti. Dove c’è chi ha sempre qualcosa di negativo, inutile e forse anche non vero da dire su qualcun altro. Dove il cuore si spalanca da solo con gli amici fatti di linfa, corteccia e foglie. Amici che non parlano, ma sorridono lo stesso; e trovano il loro modo di aiutarti, non nel modo che ti aspetti. Ma quello giusto. Quello che sarà utile. Dove insomma la pappa non è pronta, ma c’è tanta argilla grezza a disposizione, basta scavare poco e c’è subito. Ce n’è tanta con cui lavorare. C’è tanto oro nascosto in queste lande bistrattate. Oro che desidera, e merita, venire alla luce.

Un giorno dovrò fare una scelta. Non so ancora che scelta sarà; dipenderà da tanti fattori e circostanze che ora non sono prevedibili. Ma dovrò farla. Quel giorno uno dei due cuori avrà la meglio, ma non credo che l’altro smetterà di battere.

So, però, e lo so per certo, che sarà la scelta più vera e giusta, la scelta in linea col mio scopo. Il centro di gravità verso cui sto andando. Mi attira a sé, e anche se a volte, tante volte, rischio di deviare pericolosamente, sa sempre farmi tornare in asse. Mi attira da sempre, e mai come ora ha vibrato così forte da farsi sentire sopra tutto il resto.

Dio, come sono fortunata. Non me ne rendo conto tante volte. Eppure dovrei, invece. C’è così tanto dolore, così tanta sofferenza in giro. Così tanta gente che non sa dove sbattere la testa, che non sa di avere un cuore. E io ne ho addirittura due. C’è qualcosa di prezioso nella consapevolezza di sé, del proprio destino e dei mezzi (il metodo, la via) per arrivarci. Un tesoro.

Così prezioso che a un certo punto capisci di doverlo condividere con altri, altrimenti che razza di tesoro è?

Val la pena attraversare le lingue di fuoco dell’inferno per possederlo. Ma sarà in Puglia o in Toscana? All’ombra degli ulivi, tra corse e meditazioni, o dei cipressi? Lascerò la mia quercia nascosta, il mio remoto albero dalle radici vaste e rigogliose, per cercarne un’altra, chissà dove?

Chi posso diventare, se resto qui, e chi, se invece vado via?

WBMPugliatrullo1

2 risposte a "Cardiopatia dissociativa"

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