L’alibi. Ovvero: la grande menzogna

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Il grandioso Ted Neely, nei panni del Gesù di Jesus Christ Superstar, 1973 che ci guarda storto….

Stamattina è successo un fatto curioso, che mi ha dato lo spunto per alcune riflessioni, e per questo post.

Una persona mi ha chiesto, candidamente “Ma come fai a fare tutte le cose che fai?

È una domanda che mi ha fatto sorridere. Sì, credo che se lo stiano chiedendo in molti, con cauta perplessità. Qualcosa del tipo “Ma da dove è saltata fuori questa Angela Girolamo? E soprattutto… come cavolo fa a fare tutte le cose che fa???“.

C’è un equivoco di fondo, in cui, credo, anche i miei gruppisti del gruppo di meditazione siano caduti: non è che io sia speciale, e nemmeno ho superpoteri speciali. Voglio dire: magari li avessi. Non avrei avuto i problemi che ho avuto e ho tutt’ora. No, non sono speciale, mi spiace deludervi. Sono una persona assolutamente normale, con problemi come tutti, e momenti no, come tutti. Il che, per associazione di idee, mi ha riportato a un fatto successo un anno fa.

A capodanno scorso, in Toscana, vidi per la prima volta Jesus Christ Superstar, musical meraviglioso e con una straordinaria alchimia tra energie che sprigiona, brani musicali, e interpretazioni da brividi. Ma il fatto interessante fu questo: nella condivisione che facemmo dopo, a fine film, piagnucolai, sinceramente affranta, che la figura di Gesù del film mi appariva talmente “potente”, superiore e inarrivabile da farmi sentire nulla, incapace di essere all’altezza di quella grandezza. La persona che guidava il gruppo, anziché darmi una pacca sulla spalla mi guardò quasi con sdegno, senz’altro con severità, e mi rimproverò:

– Facile piagnucolare. È un facile alibi per restare nell’incapacità e non fare quel che dobbiamo e possiamo fare. Quell’uomo è certamente un uomo realizzato, ma nulla impedisce che noi si possa fare lo stesso: è proprio questo che dobbiamo capire. Comprendere che tutti partiamo con le stesse possibilità, tutti siamo capaci… questo ci impone una responsabilità, la responsabilità di metterti a fare le cose: è pigrizia, star lì a piagnucolare.

Il che ci mette in una posizione scomoda, se ci pensate: se tutti siamo uguali in partenza, nel senso che abbiamo gli stessi “mezzi” (corpo, emozioni e mente), cosa ci impedisce di fare quel che fa colui che è “migliore di noi” sulla scala evolutiva? Quella uscita mi scioccò, e bloccò il pianto. Compresi che aveva ragione: spesso guardare quelli che ammiriamo e consideriamo più capaci di noi, considerandoli superiori, speciali, ci assolve dalla responsabilità di impegnarci, metterci alla prova, provare ad imitarli talvolta. È comodo dire “Eh, lui sì che può farlo… mica è come me, sfigato, impossibilitato, incapace...”. La grande menzogna, la chiamo io. Mi sono cullata in questa menzogna per anni, e pur avendo più volte avuto le prove del contrario, ho continuato a crederci, a interpretarla e ad esprimerla con tutta me stessa: una menzogna del corpo (atteggiamento, postura), delle emozioni (sfiducia, arrendevolezza, paura, tono di voce), e della mente (strategie di evitamento degli sforzi, dei problemi, del soddisfacimento autonomo dei bisogni, ecc.).

Una menzogna con cui lotto ogni giorno, perché ogni mattina al risveglio il “programma del fallimento” si risveglia con me. Ma non divaghiamo.

Il senso di questo post è ricordarci che tutti abbiamo (salvo oggettive limitazioni funzionali) gli stessi identici mezzi per fare tutto ciò che dobbiamo e possiamo. Il punto è se e quanto lo vogliamo, perché è tutto nella volontà: l’Io sta nell’atto di volontà, sosteneva Assagioli, e non mi sento affatto di contraddirlo. Se non lo facciamo c’è una ragione, ed è questa ragione, questo blocco che va scoperto e, opportunamente, rimosso.

A volte mi spaventa ancora il futuro, il “Ce la farò?“, il “Che ne sarà di me?“. Ma ho validi alleati. E li descriverò nel prossimo post. 😉

Che vale la pena di vederlo l’ho già detto? 😛

2 risposte a "L’alibi. Ovvero: la grande menzogna"

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