
E niente. Il lavoro va.
Per la prima volta nella mia recente vita, il lavoro è l’unica cosa che veramente va. Tutto il resto va… a rotoli. Tipo rotoloni Regina proprio. Tipo pietre rotolanti. Rolling stones che non sono nemmeno rock però.
Ho ingranato. Mi son fatta anche un deretano così, ovvio. Dopo quelle tre quattro crisi di panico al giorno che nascondevo mirabilmente come un’attrice consumata (non se n’è accorto nessuno), dopo aver contato i 61 passi che separano la scaletta del soppalco delle nostre scrivanie dai bagni, i 16 scalini della scaletta, e i 16 passi che separano la scaletta dalla mia postazione di lavoro… è andata progressivamente bene.
Intanto ora conto meno i passi. Ho adottato la mia routine rassicurant-ossessiva come ancora di salvataggio. E ho preso possesso del mio spazio di lavoro come fosse una seconda casa (ho persino portato un cuscino per la mia poltrona da scrivania). La pianta ancora no: dobbiamo cambiare scrivanie (a proposito: tragedia. Non farò più 16 passi dalle scale alla scrivania. E mi piaceva così tanto fare la sequenza 61 – 16 – 16… ) e il vaso deve essere intonato all’ambiente, ma anche al cuscino, che è a sua volta intonato alla borraccia per la tisana allo zenzero, a sua volta abbinata al futuristico tappetino del mouse. Il mio ossessivismo estetico sconfina in ambiti finora poco sfiorati.

L’abbinamento delle cose è una mia fissazione metà ossessiva, metà estetica. Un po’ eccessiva, lo confesso. Il mio ex (Lui, quello dei 10 anni, non Tizio), dicevo il mio ex quando mi prendeva questa mania di arredare/abbinare le cose in modo ossessivo, mi chiamava “arredomania”. Lo diceva con un che di scherzoso, ma anche con una punta di sarcasmo, e sotto sotto (lo so) anche di rottura di coglioni: ebbene sì, l’arredomania all’eccesso mina l’integrità strutturale degli attributi maschili e della pazienza di Giobbe. Ma c’è da dire che il mio conoscere a fondo i cataloghi dell’Ikea, di Westwing ex Dalani e di Maison Du Monde, e il mio ossessivismo che mi ha portato, negli anni, a conquistare una laurea in architettura Honoris Causa virtuale… mi ha portato il lavoro. Tiè. Chè con un catalogo di arredamento ho cominciato; per poi farmi le ossa con un e-commerce di arredamento. E in questa nuova agenzia il primo progetto che ho preso in carico è stato… un e-commerce di arredamento di design! Dio mi ha voluto profondamente bene 😀
I colleghi sono tutti simpatici e gentili. E c’è una collega molto carina con cui alla pausa pranzo ci si fa due passi per prenderci il caffè ad Eataly, senza contarli (i passi).
I capi sono capi buoni. Forse indulgono perché sanno quanto caso umano, sotto sotto, io sia. O forse perché intuiscono quanto crapa effettivamente sia (non ho una formazione ufficiale in materia, e mi stanno letteralmente insegnando la qualunque). Giocano un po’ a fare poliziotto buono e poliziotto cattivo, ma in fondo il buono non è mai troppo buono, e il cattivo non è mai nemmeno lui troppo cattivo.

Quel che mi piace è scrivere per i social. Dopo due giorni mi hanno fatto rifare daccapo i Piani Editoriali Facebook e Instagram, e (chevelodicoafare) stavo male per l’ansia da prestazione coi crampi e l’insonnia e tutto il corollario insomma. Poi per fortuna la saggezza ha prevalso, e dopo una santa meditazione mi sono detta “Angiolì, ma che cazz… che di Facebook stiamo parlando, mica della bomba atomica? Ridimensionati, orsù“.
Orsù: ci siamo ridimensionati. E la vita scorre più leggera.
Anzi rotola, proprio. E quanto ai rotoli… chi ci capisce è bravo.
I rotoli di Hammurabi, sembrano. Senza un codice di lettura. Intanto Mobedì c’ha ostacoli e problemi a non finire. La macchina nuova non si trova, e vado avanti con la Renault super 5 dell’88’ che mi beve 40 euri alla settimana che mi escono dagli occhi come lacrime a pulire cipolle. E a fine settimana la mia migliore amica, mia braccio sinistro di Mobedì, ci lascia e si trasferisce altrove.
In tutto ciò, la mia vita privata è un geroglifico che a cercare di decifrarlo ci si perde il sonno e l’intelletto, come manco il Piano Editoriale di Facebook, e non ne vale la pena, credetemi. Posso solo dire che, dopo aver saggiamente preso le distanze dall’Altro, con un saggissimo e ostinato silenzio (L’Altro è un personaggio di cui ho, sempre saggiamente, appena accennato qui. Un personaggio a tratti lievemente a tratti del tutto inqualificabile, che si era dimenticato, per qualcosa come NOVE mesi, di dirmi una bazzecola… del tipo che era fidanzato. Quando se n’è ricordato – a inizio anno – suscitandomi una risata isterica – a dir poco – e le bestemmie meno gentili di questo mondo – a scoppio ritardato, perché lì per lì per lo shock non mi venivano – ha deliberato che “vuole stare tranquillo” – ???? – “Ma non vuole nemmeno perdermi” – ????? – e ci terrei, in tutto ciò, a precisare che è stato lui a corteggiarmi, lui a volermi vedere, e sempre lui a cercarmi a cadenze più o meno regolari), e quindi, dopo un saggissimo silenzio, nel bel mezzo di una riunione sull’arredamento d’ufficio venturo coi capi e colleghi… mi vedo recapitare un messaggio con inequivocabile allusione sessuale. La prima cosa che ho pensato è “Questo è scemo“. La seconda cosa è stata “Pure lei però non deve essere una cima“, e la terza cosa “Meno male che voleva stare tranquillo“. Pensa un po’ se non voleva, che avrebbe fatto.

La sventurata gli rispose.
Ma poi la saggezza ha ripreso saggiamente il sopravvento, e mi sono silenziata di nuovo. La gente non sta bene, ha ragione Le più belle frasi di Freud.
La cosa ancora più indecifrabile è che (incredibilmente) tutte le volte che un maschio mi si aggira intorno, Tizio torna all’orizzonte. Non lo fa apposta, ne sono consapevole. Ma lo fa. C’ha i radar, secondo me. O è dotato di un intuito superiore. E stavolta non è nemmeno stato freddo, passivamente ostile e distaccato come in precedenza. Anzi. Affettuoso. Voleva addirittura un bacino per saluto.
Siamo tornati a sentirci quasi come ai vecchi tempi. Quando era tutto più leggero e divertente. Lui fa il saggio in questo periodo. E’ proprio della sua struttura adottare la subpersonalità dell’asceta; gli viene facile, diciamo. E glielo lascio fare, chè ne ha bisogno. Anche perché nessuno è perfetto: a ciascuno le sue nevrosi. Io c’ho l’arredomania ossessivo compulsiva, e lui l’ascetismo compensativo.
E devo dirlo: mi è mancato un casino. Più di quanto mi piacerebbe ammettere. Dice che vuol mostrarmi casa sua (ha trovato un posto in campagna). Lo va dicendo da alcuni mesi però. Ma siccome sono particolarmente saggia e indulgente anch’io in questo periodo, gli lascio il beneficio del dubbio. E vediamo. Se l’Altro continua a fare l’Inqualificabile e se Tizio continua a fare il Casper Asceta Evanescente.
Quel che mi perplime, è che pure l’Altro in effetti mi è mancato. Certo che la sua confusione non mi aiuta. La cosiddetta amicizia uomo donna, abbiamo appurato nostro malgrado di recente, non è una strada percorribile. E finché non si sconfonde da solo (lo sa, gliel’ho detto abbastanza chiaramente) non penso ci siano possibilità di frequentazione alternativa. Che di terzo nome non faccio “Gioconda”, come ben sapete.
Ora mi direte: ma tutta tu, un cristiano normale e senza problemi non te lo sai trovare? Tutta io, vi rispondo: ma sennò non sarei aliena come di fatto sono. No?
I geroglifici hanno il loro bel fascino, occorre qualcuno di interessante che sia interessato ai “misteri” da tradurre, uno che valga l’attesa fuori dalla doccia per intenderci.
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“L’attesa fuori dalla doccia” è un’espressione che, devo dire, mi piace molto. 😁 E mi trovi perfettamente d’accordo con te ❤️
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😜
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