Libera nos a malo

Quando uno è oppresso da qualcuno o qualcosa, e poi, all’improvviso, ne viene liberato, prova una gioia immensa. Tutti l’abbiamo provata almeno una volta. Quel sollievo inaspettato, insperato e, proprio per questo, benedetto. Da un’ansia, una preoccupazione, un bullo, un mal di testa.

Vorresti saltellare. E di sicuro sorridi. E se ti va, anzi, ridi proprio, di cuore. Che scemo che eri a disperarti. Vorresti dirlo a qualcuno. Raccontare com’è bello ora.

E la gioia, per la cosiddetta Legge di Compensazione, in genere è proporzionale al danno precedentemente occorso.

Ma a chi lo dici? Chi potrebbe mai comprendere davvero e a fondo la tua gioia? Solo chi ha provato la stessa identica cosa, forse. Forse solo lui potrebbe capire, forse sarebbe l’unico con cui varrebbe la pena di condividere.

Credo di aver riassunto in questi quattro blocchi di WordPress:

a) il perché un popolo possa aver bisogno di festeggiare un giorno della Liberazione con la elle maiuscola.

b) il perché taluni membri di tale popolo a posteriori non condividano il senso del festeggiare

c) il perché sia importante ancora oggi farlo.

E spiego meglio il punto C.

Proprio oggi, soprattutto oggi, è importante ricordarsi che essere Liberi è una bella cosa, una cosa per cui valga la pena lottare, morire se necessario, e di sicuro impegnarsi ogni giorno. Qualche anno fa, i nostri avi hanno sperimentato le brutture della guerra, la degenerazione delle dinamiche di potere e di oppressione, e hanno a tal punto fatto esperienza di quanto disumano e lontano dal senso della vita certe cose siano, da volere istituire una festa per ricordarlo. Per scongiurare un ritorno di tali esperienze.

Ora, vi pregherei di seguirmi fuori dal seminato della Storia. Non facciamo l’errore di voler a tutti i costi fare le pulci ai buoni e ai cattivi. Facciamo invece un ragionamento sensato: non ha importanza chi siano i buoni e chi i cattivi. Sappiamo ormai che è solo un caso se un giorno tocca agli uni e il giorno dopo tocca agli altri: se non l’avete letto, vi consiglio a tal proposito l’illuminante “Effetto Lucifero” di Philip Zimbardo. Per riassumere questo magnifico, e sofferto testo di Zimbardo: con un test dimostrò che una divisa poteva trasformare un comune essere umano della porta accanto in un feroce aguzzino, oppure in un’innocente vittima. Una semplice divisa, assegnata arbitrariamente.

Esistono solo uomini. Sono le loro azioni che possono essere buone o cattive, ed è solo un fattore a decidere quali siano le une e quali le altre: se fanno male. Se fanno male, se il loro effetto è distruggere, opprimere, causare dolore gratuito e demolire… sono azioni cattive e basta. Non c’è tanta filosofia da farci intorno.

E il punto è che in noi ci sono entrambi: il buono e il cattivo. L’aguzzino e la vittima. Prima lo riconosciamo, prima possiamo far in modo di liberarcene (del cattivo, ovvio). Un cattivo che non va demonizzato (perdonate il giochino di parole), nè semplicisticamente additato e giudicato: sarebbe fin troppo semplice e ovvio, e, anzi, lo è. Va compreso, osservato, conosciuto a fondo. Va provato il genuino senso di vergogna e il sano desiderio di prenderne le distanze. Va provato il genuino proposito “Io posso essere migliore di così, e intendo dimostrarlo“. Va provato, cioè, l’autentico desiderio di liberarci dall’oppressione del male dentro di noi. Quel male che ci impedisce di gioire delle gioie altrui, ad esempio; che ci impedisce di gioire della vita e del respiro che ogni giorno ci viene generosamente concesso. Quel male che ci impedisce di Amare.

Che poi, a dirla tutta, non è che il cattivo sia del tutto inutile: c’è un motivo se sta lì. Solo è un motivo degenerato. La mia naturopata usa dire “I vizi sono solo virtù degenerate”. Ed è così che si può imparare a trasformare le qualità “cattive” in utili qualità buone: la rabbia in impeto guerriero, ad esempio. La paura in saggia prudenza. Il ribellismo in capacità di rimettere in discussione in modo costruttivo. Eccetera.

Ecco perché penso, al di là dei contesti storici, che sia importante ricordarci che tutt’ora siamo Schiavi da liberare. E che sia, perciò, importante perseguire e festeggiare la Liberazione. Concreta, da un oppressore politico. Psicologica, da quello inconscio. O spirituale, da quello animico.

3 risposte a "Libera nos a malo"

  1. non eleggiamo a dogma quello che è la maggioranza della gente. è vero quel che dimostra il test della divisa, ma quello non vale per tutti, ma solo per molti. è vero che la maggior parte della gente che si trovasse a fare il politico abuserebbe del suo potere proprio come fanno i politici, ma non per tutti è così (e dicendo questo non invito affatto ad andare a votare, perché trovo che sia l’intero Sistema a esser fallato e implicitamente sbagliato).
    insomma io sono molto pessimista sulla razza umana, ma per fortuna esistono le eccezioni.
    sulla liberazione… esistono molteplici tipi di schiavitù e l’essere umano è molto lontano dal liberarsi da esse, sopratutto dalle più subdole. dici che siamo liberi? dipende a che livello. le catene ce le abbiamo ma sono invisibili.

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    1. Veramente ho proprio scritto esplicitamente che siamo schiavi 😉
      Ps. L’esperimento di Zimbardo, al di là dell’individuale risposta alla divisa, mette in luce fino a che punto TUTTI di base siamo meccanici. Esiste un’ampia letteratura scientifica e non che lo dimostra. Se non bastasse, è sufficiente osservarsi per due secondi: se non siamo consapevoli di noi stessi mentre stiamo facendo qualcosa, quel qualcosa lo stiamo facendo meccanicamente. E che tipo di condizionamenti o impulsi meccanici stiano gestendo la nostra azione, è tutto da vedere.

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