Tandi, proprio.
Come gli anni miei. Che sono diventati, ridendo e scherzando, 35. Che vuol dire che tra 5 saranno 40. Oh, Maronna.
Se ci penso mi viene l’ansia.
Ai 30 mi venne la depressione.
Ai 34 me la sono fatta passare.
Ma ai 40 anche no. Nel senso, che non me la farei rivenire volentieri.
Comunque ho avuto anche tandi regali. Una delle mie migliori amiche mi ha regalato il più bel regalo del mondo: un accesso a una SPA in un albergo stellato a Matera. La beatitudine. Chevelodicoafare.

Che io ci tenevo a passare il primo maggio in grazia di Dio. Con poche, pochissime persone possibilmente. Anche da sola andava benissimo. (Perché sono nata il primo Maggio… non ve l’avevo detto? Eh sì, non potevo mica nascere in un giorno normale io. Di sette mesi tra l’altro. A sorpresa). E avevo voglia di sushi, e anche se il primo Maggio a Matera (capitaledellacultura2019: quindi una bolgia umana) senza prenotare sarebbe stata un’utopia trovare posto… la mia amica, che all’occorrenza è pure una tronchesi (piccola, maneggevole, e versatile) ha saputo aprire porte e trovare posto. S’è mangiato non come se non ci fosse un domani: proprio come se avessimo stomaci accessori al posto degli altri organi normali.
Che poi non vi ho mai detto di questa amica, ma lo volevo fare. La chiameremo… la Vikinghina. Perché questa personaggia della mia vita reale è un’altra storia a sè stante, un capitolo romanzesco… che, come dice sempre mia madre, essendo vita vera supera sempre e di molto la fantasia. Vi dico solo che è una guerriera vikinga nata per sbaglio in sud Italia, laureatasi pochi mesi fa in Ingegneria mentre si manteneva da sè con un lavoro massacrante, alle spalle una pizzeria gestita da sola e il pallino dell’imprenditoria: una donnina cazzutissima, insomma. E voi sapete quanto io adori le donne cazzutissime.
Ma il quid che ci fece incontrare fu (uditeudite) una specie di uomo (l’ennesimo) che abbiamo avuto in comune per pochi dimenticabili giorni. Nel senso che la specie usciva con me mentre sentiva (lostendiamounvelopietoso?) ancora lei. E ci siamo conosciute parlando della specie. Ma siamo diventate talmente tanto amiche che ce ne siamo pure scordate (della specie). Anche le mie amicizie non sono tanto normali, in effetti.
Ma procediamo coi regali. La SPA è stata notevole, lo ammetto. Ma pigra e riposona come sono, non è stata abbastanza: mi ci vorrebbe una settimana di SPA, secondo me. O magari anche due. Poi una sciarpina molto chic con una riproduzione di un quadro di Van Gogh da Prof, un altro amico del cuore un po’ alieno e che sostiene mi piazzerà il libro prima o poi. Ma io lo adoro a prescindere. Mio fratello mi ha regalato un mouse nuovo, perché il mio era andato. I miei invece mi hanno fatto il regalone del secolo: una macchinina a mia immagine e somiglianza. Una Panda a metano (quindi ecologica) nuovausatacomenuova BluBluBlu, cioè di un blu alieno che onestamente più blu non poteva proprio essere. Una macchina (quasi) normale. Che non devi inchiodare per frenare. Che non devi bestemmiare per chiuderla quando s’incanta la sicura (che certe volte si abbassava da sola se chiudevi lo sportello con un pelo di fermezza eccessiva. Con le chiavi dentro). Che non ti da l’impressione di andare in pezzi da un momento all’altro.
Ce l’ho da dieci giorni e ancora non ci credo. Ancora quando scendo e giro nella stradina e la vedo mi sorprendo, e con un gridolino interno di gioia saltello e mi dico “Madò! Ma allora è vera! Non l’ho sognata!“.

Lo so. A 35 anni mi comporto come una specie di bambina troppo cresciuta per essere credibile. Ma il fatto è che non potete sapere quanto fosse impossibile tutto questo per me anche solo un anno fa. Quanto sia incredibile (io mica ci credo ancora). Mi sembra un sogno certe volte, ancora, e saltello di gioia. Ho un lavoro. Soldi miei. Una macchina normale.
Non lo so… certi giorni mi sembra che Dio sia stato anche troppo generoso con me. E’ vero, me lo sono sudato quello che ho. Ma non so come dire… non è scontato, ecco. Nulla è scontato. E mi sento davvero profondamente grata di avere così tanta vita, e possibilità, e calore umano intorno. No, non è scontato.
E anche se certi giorni… certi giorni sono davvero duri, perché sono stanca, o perché giro come una trottola, o perchè le paturnie tornano a farsi sentire… nonostante questo riesco a sentire la gratitudine. La vita è un’avventura, per davvero, e vale la pena, vale sempre la maledettissima pena, affrontare tutto per viverla fino in fondo.
PS. Quest’anno sui canali social ho lanciato un’idea: invece che regali, ho chiesto ad amici e affini donazioni per Mobedì, il movimento che vorremmo far diventare un’associazione registrata a tutti gli effetti, tramite un crowdfunding che trovate qui. Così, ho pensato di dirlo anche qui, e se vorrete donare anche pochi spiccioli sarà un bellissimo regalo lo stesso.
Auguri!!! Un saluto. Antonio
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