Happy birthday Zyg | L’uomo che svelò al mondo che era senza legami

Una mia cara gruppista di Med(itazione) ieri mi ha informato che ricorreva la nascita di Zygmunt (Bauman). Sì, quel tizio che ho citato (probabilmente anche a sproposito) un fantatriliardo di volte.

Alcune di queste, qui o lì sui social.

Molte al Gruppo di Med.

Molto ci ha aiutato a penetrare la scorza dell’esistenza in superficie, per affondare negli strati inferiori. Appena appena. Due domande, quanto meno, te le fai.

E dunque in onore dei natali di questo esimio pensatore nonché suggeritore di domande e questioni di cui vale la pena prendere conto (quindi, di questo esimio umano non più tra noi, ahimè), voglio qui citare un pezzettino ino ino (ehm) suo. Dove non solo si condensa una parte important(issima)e del suo pensiero che ha donato a noi infimi e immeritevoli eredi suoi, ma anche quel garbo nel linguaggio (tradotto, lo so, ma se è tradotto bene rende l’idea dell’atmosfera originale, no?) che non si usa più e proprio per questo è bello da assaporare e spargere in giro. Non sia mai si contagi qualcuno di “sapiente e aggraziato uso della parola”.

In questo mondo dove il “Che male c’è” è il male maggiore, dove il qualunquismo è regola e nessuna verità può o deve essere assoluta, dove nessun impegno è serio e figuriamoci se possa dunque essere (per sempre?) diciamo a lungo termine… dove insomma “tutto vale” equivale a dire “niente”, la cosa si fa più seria quando si toccano le relazioni. Chè, per riassumere Zyg, tutti le vogliono… ma solo per scherzo. Ché se il gioco si fa troppo serio… è meglio abbandonare la nave, e cercarne di nuove. Magari saranno più piene, più giuste, più… ma checapperodipiù?!

Siamo la generazione degli scansafatiche emozionali. Ecco il punto. Costa meno fatica trovare un/a nuovo/a ganzo/a che sforzarsi di far funzionare le cose con quel che hai.

So here to you guys, “Amore Liquido”.

Happy Birthday Zyg.

“L’eroe di questo libro è l’uomo senza legami, e in particolare senza legami fissi quali potevano essere i vincoli di consanguineità ai tempi di Ulrich. Non avendo legami indissolubili e dati una volta per tutte, l’eroe di questo libro – l’abitante della nostra società liquido-moderna – e i suoi successori sono oggigiorno obbligati a costruire qualunque legame intendano usare come ponte di collegamento con il resto dell’umanità ricorrendo alle proprie doti e capacità di dedizione. Slegati da tutto essi devono connettersi… nessuna delle connessioni usate per colmare il vuoto lasciato dai legami ormai logori o già spezzati ha tuttavia garanzia di durata. E comunque, devono essere legami “allentati”, di modo che si possano sciogliere senza troppe lungaggini non appena lo scenario venga a mutare – e nell’epoca della modernità liquida questo accadrà di certo, e ripetutamente.

L’estrema fragilità dei legami umani, la sensazione di insicurezza che essa incute e gli opposti desideri – stringere i legami e mantenerli allentati – che tale sensazione genera è ciò che questo libro tenterà di rilevare, illustrare e interpretare.

[…] Il principale eroe di questo libro è la relazione umana, mentre gli altri protagonisti sono uomini e donne, nostri contemporanei, disperati perché abbandonati a se stessi, che si sentono degli oggetti a perdere, che anelano la sicurezza dell’aggregazione e una mano su cui poter contare nel momento del bisogno, e quindi ansiosi di “instaurare relazioni” ma al contempo timorosi di restare impigliati in relazioni stabili, per non dire definitive, poiché paventano che tale condizione possa comportare oneri e tensioni che non vogliono né pensano di poter sopportare e che dunque possa fortemente limitare la loro tanta agognata libertà di… sì, avete indovinato, di instaurare relazioni.

[…] Le connessioni sono relazioni virtuali. A differenza delle relazioni di un tempo (per non parlare di quelle serie e tanto meno degli impegni a lungo termine) sembrano fatte a misura di uno scenario liquido-moderno in cui si presume e si spera che le possibilità romantiche (e non solo quelle) si susseguano a ritmo crescente e in quantità sempre copiosa, facendo a gara nel superarsi a vicenda e nel lanciare promesse di essere più soddisfacenti e appaganti. A differenza delle relazioni vere, le relazioni virtuali sono facili da instaurare e altrettanto facili da troncare. Appaiono frizzanti, allegre e leggere rispetto all’inerzia e alla pesantezza di quelle “vere”.

Come ha osservato Ralph Waldo Emerson, quando si pattina sul ghiaccio sottile, la salvezza sta nella velocità. Se la qualità difetta, si cerca redenzione nella quantità. Se “gli impegni sono privi di significato” mentre le relazioni non sono più meritevoli di fiducia ed è poco probabile che durino, si tende inevitabilmente a sostituire le partnership con le reti. Ma anche così acquietarsi e stabilizzarsi si rivela ancor più difficile (e quindi più scoraggiante) di prima, perché ora mancano le doti che servirebbero per far funzionare la cosa. Essere sempre in movimento, un tempo un privilegio e una conquista, diventa un obbligo. Andare sempre di corsa, un tempo un’eccitante avventura, si trasforma in una fatica massacrante. E cosa più importante, quella fastidiosa incertezza e quella confusione opprimente, che la velocità avrebbe dovuto spazzare via, si rifiutano di sparire. La facilità del disimpegno e l’interruzione su richiesta non riduce i rischi; semplicemente li distribuisce – insieme alle angosce che sempre li accompagnano – in modo diverso.”

– Zygmunt Bauman, Amore liquido

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